Da L'Unità del 02/07/2005

Taormina difende la "Gladio" di Saya: «Dovrebbero dargli una medaglia»

«La polizia non ha tutti gli elenchi, non li conosce tutti, ma io ho intenzione di prendere tutte le schede degli aderenti alla Dssa, che sono circa 150, e di portargliele». Così dice Gaetano Saya, agli arresti domiciliari nella sua casa di Firenze da ieri, arrestato come capo della polizia parallela chiamata Dssa scoperta dalla Digos di Genova. Potrà presentarle il 6 luglio, quando il gip Aloiso ha fissato la sua prima udienza.

«Chi nelle intercettazioni telefoniche, dice che vuol far nascere una nuova Gladio fa una battuta estemporanea», commenta ancora Saya. Ma nega di avere rapporti stretti con Licio Gelli.

Intanto è salito a tre il numero degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta: oltre a Gaetano Saya e Riccardo Sindoca, è stato arrestato nella tarda serata di venerdì anche Salvatore C., 58 anni, un ex poliziotto residente da anni a Vigevano, in provincia di Pavia. L'uomo è accusato di detenzione d'arma, visto che nel corso di una perquisizione nella sua abitazione sono stati ritrovati, oltre a 17 fucili e tre pistole regolarmente denunciate, anche coltelli e sciabole detenuti illegalmente. Nella casa sono stati trovati, oltre a palette e distintivi, anche alcuni documenti che potrebbero contenere altri nomi dell'organizzazione «parallela».

La struttura antiterrorismo illegale trova anche difensori prestigiosi, come l’avvocato parlamentare di Forza Italia Carlo Taormina. «Non desta meraviglia – dice il difensore - che la magistratura che ha incriminato la Polizia di Stato per aver affrontato l'orda barbarica dei black block e dei centri sociali di Agnoletto e Casarini, oggi arresti ed inquisisca chi dovrebbe essere ringraziato per essersi fatto carico del dilagante tessuto terroristico che occupa il territorio nazionale».

«La struttura che faceva capo a Saya - afferma Taormina- forniva ai ministeri dell'Interno e della Difesa, al Sismi, al Sisde e alla Digos informazioni attraverso atti formali. Non è credibile, perciò, che fosse estranea alle istituzioni dello Stato e che agisse addirittura contro di esso. I contatti ufficiali dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio che il Dssa operava in stretto collegamento con organi dello Stato e quindi in piena legalità».

Per Taormina, «bisogna essere grati a chi, in spirito di collaborazione, ha inteso sopperire alle incapacità, non intenzionali o intenzionali, delle strutture statali che non hanno saputo prevenire la vasta penetrazione delle basi del terrorismo islamico, alle quali, anzi, la magistratura guarda con consapevole benevolenza, scarcerando terroristi o persone altamente pericolose. La debolezza poi nel contrasto dell'immigrazione clandestina, che da 10 anni ammorba il paese, sia a livello di prevenzione che di repressione, è alla fonte della richiesta di sicurezza che sale in maniera crescente dai cittadini ed è naturale che l'assenza dello Stato determini la supplenza dell'iniziativa privata».

«Potrebbe essere più che probabile, lo ritengo anzi certo - aggiunge l'esponente di Forza Italia - che il Dssa sia a conoscenza di verità scottanti come quelle riguardanti la vicenda Quattrocchi, la vera storia dei sequestri delle due Simona e di Clementina Cantoni e, più in generale, della storia dei sequestri iracheni, con particolare riferimento alla loro gestione in accordo con frange dell'eversione rossa italiana. Soprattutto ancor più probabile è che il Dssa conosca la verità sull'uccisione di Nicola Calipari e sulle ragioni per le quali si salvò Giuliana Sgrena».

Per Taormina «sarebbe grave se al fondo dell'operazione giudiziaria genovese nella inconsapevolezza della stessa magistratura, i destinatari delle informazioni provenienti dal Dssa coltivassero l'intento di criminalizzare il Dssa per screditare le informazioni al fine di occultare verità scomode e destabilizzanti. È augurabile - conclude - che la magistratura genovese prenda in considerazione la posizione delle istituzioni destinatarie delle informazioni oppure che a ciò attenda la magistratura romana presso la quale non poche di quelle informazioni sono in giacenza».

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