Da La Repubblica del 30/05/2007

Sentenza del tribunale civile di Palermo, a cui, nel 1990, si erano rivolti i parenti di quattro persone morte il 27 giugno '80. Un verdetto diverso da quello, definitivo, del processo penale

Ustica, giudice ordina risarcimento per quattro vittime della strage

PALERMO - Il giudice della seconda sezione civile del tribunale di Palermo, Gianfranco Di Leo, ha condannato i ministeri dei Trasporti e della Difesa al risarcimento, per complessivi 980 mila euro, di 15 familiari di quattro delle 81 vittime della strage di Ustica: Gaetano La Rocca, Marco Volanti, Elvira De Lisi e Salvatore D' Alfonso Ai quattro parenti di La Rocca sono stati assegnati, in quote diverse, 460 mila euro; ai quattro di Volanti, 200 mila; ai tre di De Lisi, 180 mila; ai quattro di D'Alfonso, 140 mila euro.

Gli avvocati di Palermo, Vincenzo e Vanessa Fallica, e di Bologna, Giorgio Masini, che rappresentavano i familiari di La Rocca e Volanti, non avevano seguito l'iter del processo penale che si era concluso in Cassazione il 10 gennaio scorso; e invece, nel 1984, avevano citato in sede civile la presidenza del Consiglio, il ministero dei Trasporti, e il ministero dell'Interno, rappresentati dell'avvocatura distrettuale dello Stato, per ottenere il risarcimento per la morte dei due passeggeri del Dc9 Itavia precipitato a largo dell'isola palermitana il 27 giugno '80. A loro, successivamente, si erano aggiunti nella richiesta i familiari di De Lisi e D'Alfonso.

Nel frattempo, sul fronte penale, la Suprema corte, nel gennaio scorso, aveva chiuso la vicenda del processo per la strage, dichiarando inammissibile il ricorso del procuratore generale della Corte d' Appello di Roma che aveva chiesto una riformulazione della sentenza di assoluzione dei due generali dell'Aeronautica coinvolti. Respingendo il ricorso, la Cassazione aveva precluso la possibilità di riaprire il processo per i risarcimenti ai familiari delle vittime. Ma nel processo di Palermo, che aveva seguito binari del tutto diferenti, il risultato è stato diverso: i ministeri sono stati condannati a pagare.

Accolta dunque, in sede civile, la tesi proposta dai richiedenti il risarcimento. E che l'avvocato Vincenzo Fallica, rappresentante degli eredi La Rocca, aveva esposto così, nel ricorso: "E' ormai pacifico e processuale che il Dc 9 è caduto per un'esplosione, e non importa se l'ordigno era dentro l'aereo o se la caduta sia stata provocata da un missile... Se l aereo è esploso per una bomba a bordo, c'è responsabilità degli organi preposti dallo Stato per il controllo della sicurezza dei voli. Seguendo l'ipotesi che l'ordigno sia esploso dall'esterno, non appare dubbio che essa debba considerarsi connessa all'esercizio dell' attività militare svolta dalle Forze armate in ordine ad eventuali esercitazioni o di controllo di attività militari straniere". Evidentemente, il giudice ha ritenuto che la responsabilità sia stata di entrambi i ministeri, visti che entrambi devono risarcire.

Quanto al fatto che la Cassazione ha stabilito, nella sentenza dello scorso anno, l'impossibilità di chiedere i risarcimenti, sempre secondo l'avvocato Fallica "sulla prescrizione non vi è nulla da dire, perchè il termine è stato interrotto dal giudizio già instaurato con atto di citazione del 30 settembre 1984".

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