Marco Biagi
Economista − Italia
Nato a Bologna 52 anni fa, sposato con Marina Orlandi e padre di due figli, Marco Biagi insegnava ‘Diritto del Lavoro’ all’Università di Modena e Reggio Emilia. Consulente del ministro del Welfare Roberto Maroni, è stato uno degli autori del ‘Libro bianco’.
Era un giuslavorista riformista, con un desiderio: modernizzare il mercato del lavoro in Italia.
Moderato, di formazione cattolica e vicino all’area socialista, era un tecnico bipartisan: aveva proposto le sue teorie a ministri di appartenenza diversa, a schieramenti anche opposti. Aveva infatti collaborato sia con Tiziano Treu, ai tempi del governo D’Alema, che con Gabriele Albertini e Stefano Parisi per il ‘Patto di Milano’ del '99. L’accordo, siglato senza la firma della Cgil, puntava a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro delle categorie sociali più svantaggiate, come gli immigrati.
Con Massimo D’Antona, consigliere di Antonio Bassolino quando era Ministro del Lavoro, aveva messo a punto la nuova legge sul diritto di sciopero. Due vite unite dalla stessa sorte: poco dopo, tre anni fa, anche D’Antona sarebbe stato barbaramente ucciso in un attentato rivendicato dalle Brigate Rosse.
Biagi aveva prestato la sua opera anche ai sindacati: era consulente di Confindustria e lo era stato della Cisl. Dall’anno scorso faceva parte del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, in qualità di consigliere del Presidente.
Frequentava il gruppo dell’ ‘Arel’, il centro di ricerche fondato da Beniamino Andreatta nel 1976. Era amico di Romano e Vittorio Prodi, con cui faceva spesso lunghe passeggiate in bicicletta sui colli bolognesi.
"Non vorrei che foste costretti ad intitolarmi una sala, come a Massimo D'Antona...". Con questa "battuta" Marco Biagi, 52 anni, si rivolgeva al ministro del Welfare Roberto Maroni e al suo sottosegretario Maurizio Sacconi. Pochi giorni dopo, il 19 marzo 2002 viene ucciso dalle Brigate Rosse a Bologna, mentre, di ritorno dall'università di Modena dove insegnava diritto del lavoro, si apprestava ad aprire il portone e raggiungere la moglie e i due figli.
Era un giuslavorista riformista, con un desiderio: modernizzare il mercato del lavoro in Italia.
Moderato, di formazione cattolica e vicino all’area socialista, era un tecnico bipartisan: aveva proposto le sue teorie a ministri di appartenenza diversa, a schieramenti anche opposti. Aveva infatti collaborato sia con Tiziano Treu, ai tempi del governo D’Alema, che con Gabriele Albertini e Stefano Parisi per il ‘Patto di Milano’ del '99. L’accordo, siglato senza la firma della Cgil, puntava a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro delle categorie sociali più svantaggiate, come gli immigrati.
Con Massimo D’Antona, consigliere di Antonio Bassolino quando era Ministro del Lavoro, aveva messo a punto la nuova legge sul diritto di sciopero. Due vite unite dalla stessa sorte: poco dopo, tre anni fa, anche D’Antona sarebbe stato barbaramente ucciso in un attentato rivendicato dalle Brigate Rosse.
Biagi aveva prestato la sua opera anche ai sindacati: era consulente di Confindustria e lo era stato della Cisl. Dall’anno scorso faceva parte del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, in qualità di consigliere del Presidente.
Frequentava il gruppo dell’ ‘Arel’, il centro di ricerche fondato da Beniamino Andreatta nel 1976. Era amico di Romano e Vittorio Prodi, con cui faceva spesso lunghe passeggiate in bicicletta sui colli bolognesi.
"Non vorrei che foste costretti ad intitolarmi una sala, come a Massimo D'Antona...". Con questa "battuta" Marco Biagi, 52 anni, si rivolgeva al ministro del Welfare Roberto Maroni e al suo sottosegretario Maurizio Sacconi. Pochi giorni dopo, il 19 marzo 2002 viene ucciso dalle Brigate Rosse a Bologna, mentre, di ritorno dall'università di Modena dove insegnava diritto del lavoro, si apprestava ad aprire il portone e raggiungere la moglie e i due figli.