PAC
Proletari Armati per il Comunismo − Italia
Negli ultimi mesi del 1977, sulla scia del forte movimento autonomo di lotta che in quell'anno aveva attraversato il paese, e di fronte alla nuova realtà delle carceri speciali, nel quadro del dibattito sollecitato e promosso dalla rivista Senza Galere, si formano i Proletari Armati per il Comunismo.
Essi esordiscono con alcuni “espropri” di anni e denaro. Seguono azioni:
- ferimento di Diego Fava, medico Inam preposto alle visite fiscali: a “sostegno dell'assenteismo operaio” (Milano 8-5-78);
- sabotaggi di autovetture AlfaRomeo: in appoggio “alle lotte contro i sabati lavorativi” (Milano 30-6-78).
Orientamento portante dei PAC è l'esercizio di contropotere armato contro le strutture e il personale carcerario. In questa prospettiva s'inquadrano:
- il ferimento di Giorgio Rossanigo, medico del carcere di Novara (6-5-78);
- il ferimento di Arturo Nigro, agente di custodia presso il carcere di Verona (24-10-78).
Il 6 giugno 1978 i PAC attuano un attentato mortale contro Antonio Santoro, maresciallo comandante degli Agenti di Custodia del carcere di Udine. Nel documento di rivendicazione si legge: “Per costringerci allo sfruttamento del lavoro nero e diffuso, lo stato agita il carcere a minaccia di ogni forma di dissenso, procacciamento di reddito in altro modo, di offensiva di classe. E per riacquistare il controllo sulle carceri, sconvolte dall’insubordinazione dei proletari prigionieri, isola lo strato più combattivo in una condizione speciale (campi, sezioni, transiti) che significa annientamento. Dobbiamo stroncare il progetto. Rafforzando la nostra pratica comunista, concretandola in organizzazione stabile ed espansiva, in armamento, in contropotere”.
Altro orientamento basilare dei PAC è la rappresaglia contro coloro che nei quartieri, in qualsiasi modo, collaborano con le forze dell’ordine o si ergono a giustizieri. In questo contesto essi portano a compimento, oltre ad alcune azioni minori a Milano e in Veneto, due attentati mortali:
- Lino Sabbadin, (Santa Maria di Sala, VE 16-2.79);
- Luigi Pietro Torregiani (Milano 16-2-79)
Si tratta rispettivamente di un macellaio e di un orefice che nei mesi precedenti “si erano fatti giustizia da sé”, uccidendo due rapinatori.
In seguito a questi due omicidi la polizia di Milano esegue una grande retata nel quartiere della Barona e moti degli arrestati subiscono pressioni, pestaggi e torture. Di ciò vi è traccia nelle denunce penali dei torturati e nelle perizie ordinate dalla procura di Milano. Anche se l'8 maggio1980 l'istruttoria verrà archiviata.
In risposta all'operazione di polizia e alle violenze esercitate sugli arrestati – peraltro scarcerati per assenza d'indizi nelle settimane successive - i PAC, il 19 aprile 1979, a Milano, uccidono Andrea Campagna, agente della Digos.
Di fatto questa e l'ultima loro azione poiché, nei mesi successivi, in seguito all'arresto o all’individuazione della maggior parte dei loro militanti, i Proletari Armati per il Comunismo cessano di esistere.
Nel corso del 1979, alcuni militanti dei PAC confluiscono in Prima Linea, mentre altri danno vita ad un raggruppamento dedito “agli espropri” genericamente chiamato Rapinatori comunisti.
Essi esordiscono con alcuni “espropri” di anni e denaro. Seguono azioni:
- ferimento di Diego Fava, medico Inam preposto alle visite fiscali: a “sostegno dell'assenteismo operaio” (Milano 8-5-78);
- sabotaggi di autovetture AlfaRomeo: in appoggio “alle lotte contro i sabati lavorativi” (Milano 30-6-78).
Orientamento portante dei PAC è l'esercizio di contropotere armato contro le strutture e il personale carcerario. In questa prospettiva s'inquadrano:
- il ferimento di Giorgio Rossanigo, medico del carcere di Novara (6-5-78);
- il ferimento di Arturo Nigro, agente di custodia presso il carcere di Verona (24-10-78).
Il 6 giugno 1978 i PAC attuano un attentato mortale contro Antonio Santoro, maresciallo comandante degli Agenti di Custodia del carcere di Udine. Nel documento di rivendicazione si legge: “Per costringerci allo sfruttamento del lavoro nero e diffuso, lo stato agita il carcere a minaccia di ogni forma di dissenso, procacciamento di reddito in altro modo, di offensiva di classe. E per riacquistare il controllo sulle carceri, sconvolte dall’insubordinazione dei proletari prigionieri, isola lo strato più combattivo in una condizione speciale (campi, sezioni, transiti) che significa annientamento. Dobbiamo stroncare il progetto. Rafforzando la nostra pratica comunista, concretandola in organizzazione stabile ed espansiva, in armamento, in contropotere”.
Altro orientamento basilare dei PAC è la rappresaglia contro coloro che nei quartieri, in qualsiasi modo, collaborano con le forze dell’ordine o si ergono a giustizieri. In questo contesto essi portano a compimento, oltre ad alcune azioni minori a Milano e in Veneto, due attentati mortali:
- Lino Sabbadin, (Santa Maria di Sala, VE 16-2.79);
- Luigi Pietro Torregiani (Milano 16-2-79)
Si tratta rispettivamente di un macellaio e di un orefice che nei mesi precedenti “si erano fatti giustizia da sé”, uccidendo due rapinatori.
In seguito a questi due omicidi la polizia di Milano esegue una grande retata nel quartiere della Barona e moti degli arrestati subiscono pressioni, pestaggi e torture. Di ciò vi è traccia nelle denunce penali dei torturati e nelle perizie ordinate dalla procura di Milano. Anche se l'8 maggio1980 l'istruttoria verrà archiviata.
In risposta all'operazione di polizia e alle violenze esercitate sugli arrestati – peraltro scarcerati per assenza d'indizi nelle settimane successive - i PAC, il 19 aprile 1979, a Milano, uccidono Andrea Campagna, agente della Digos.
Di fatto questa e l'ultima loro azione poiché, nei mesi successivi, in seguito all'arresto o all’individuazione della maggior parte dei loro militanti, i Proletari Armati per il Comunismo cessano di esistere.
Nel corso del 1979, alcuni militanti dei PAC confluiscono in Prima Linea, mentre altri danno vita ad un raggruppamento dedito “agli espropri” genericamente chiamato Rapinatori comunisti.