FA
Falange Armata − Italia
Sigla dietro la quale si nascondono degli pseudoterroristi. Compare per la prima volta nel 1992 per rivendicare i sanguinosi omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. Pochi mesi più tardi verrà utilizzata per rivendicare numerosi attentati di piccola entità e soprattutto una serie di atti intimidatori volti a fermare la nascente inchiesta della magistratura che prenderà poi il nome di "mani pulite". In quegli anni la sigla Falange Armata ricorre spesso, troppo spesso, quasi a voler richiamare uno spazio mediatico forzatamente.
Una sigla davvero misteriosa in odore di servizi.
Alcune angenzie:
16 aprile 2003 - INVENTO' COMPLOTTO DI FALANGE ARMATA, CONDANNATO A 9 ANNI
ANSA:
Si invento' l' esistenza di un complotto della 'Falange Armata' contro lo Stato italiano al solo scopo di vendere false informazioni alla Guardia di Finanza: con questa accusa Cosimo Zaccaro, 48 anni, e' stato condannato stamattina dal tribunale di Torino a nove anni di carcere.
L' uomo, arrestato nel dicembre del 1998, era un confidente di una unita' speciale delle Fiamme Gialle, e nel perseguire il suo obiettivo, come ha ricostruito il pm Marcello Tatangelo, architetto' una manovra in grande stile: spedi' un fax all' utenza del capo della polizia con l' intimazione a pagare un miliardo di lire (minacciando, in caso contrario, si scatenare una campagna terroristica senza precedenti), orchestro' un finto attentato dinamitardo al Palazzo di Giustizia di Milano e chiamo' in causa il parlamentare Mario Borghezio (che risulto' completamente estraneo). Il tutto per fornire delle "dritte" ai finanzieri che erano in contatto con lui, e che gli versavano il relativo compenso.
Detenuto nel carcere milanese di Opera, Zaccaro e' riuscito a rallentare il ritmo del processo revocando il mandato ai suoi avvocati, invocando (primo caso in Italia in ordine cronologico) il legittimo sospetto in base alla legge Cirami e ricusando il giudice Elena Massucco, con un' istanza che la Corte d' Appello ha giudicato inammissibile nella giornata di ieri. Nella sua richiesta di trasferimento della causa per "legitima suspicione" l' imputato - secondo quanto si e' appreso - sosteneva di essere vittima di un complotto, sottolineando, per accreditarsi, di essere a conoscenza di notizie utili sugli ultimi omicidi delle Brigate Rosse e di poter dare dei consigli su come catturare boss mafiosi latitanti. La Corte di Cassazionenon ha accolto la sua domanda.
I due '007' della Guardia di Finanza che raccoglievano le sue false informazioni si sono costituiti parte civile, e hanno ottenuto il diritto ad essere risarciti.
6 maggio 2003 - FALANGE ARMATA: ACCUSATO DI ESSERE TELEFONISTA, RISARCITO
ANSA:
Sei mesi trascorsi in carcere, nove anni al centro di indagini, una carriera professionale stroncata, un rapporto familiare compromesso. Dopo aver ottenuto in via definitiva l'assoluzione dall'accusa di essere uno dei telefonisti della Falange Armata, l'operatore penitenziario Carmelo Scalone ha saldato il conto anche per l'ingiusta detenzione: 35 mila euro di risarcimento.
A disporre la condanna del ministero dell'Economia e delle Finanze a corrispondere a Scalone la somma a titolo di riparazione e' stata la quarta sezione penale della corte di appello di Roma, presieduta da Enzo Rivellese.
Ritenuto uno dei telefonisti della 'Falange Armata', Scalone, 66 anni, fu arrestato nel 1993 a Taormina, dove risiede, con le accuse di associazione per delinquere finalizzata all'eversione di minacce, e torno' in liberta' dopo sei mesi. Il procedimento in cui era coinvolto l'operatore penitenziario si riferiva al periodo compreso tra il 1990 e il 1993, quando la Falange Armata rivendico' numerosi attentati e rivolse minacce, tra gli altri, all'allora Presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro, a Silvio Berlusconi, a giornalisti e imprenditori.
Ad inchiodare l'operatore penitenziario, per i giudici di primo grado, fu l'identificazione del suo numero telefonico dal quale risultavano essere partite delle chiamate a nome della 'Falange'. Il 17 marzo '99 Scalone, assistito dagli avvocati Fiamma Crimisi e Francesco Greco, fu condannato a tre anni di reclusione. Sentenza riformata in appello due anni dopo, quando l'imputato venne riconosciuto estraneo ai fatti sulla base di una nuova perizia, e confermata dalla Cassazione nel luglio 2002.
Non solo, la corte di appello che assolse Scalone affermo' anche che "stando agli atti del procedimento, la Falange Armata appare non un'organizzazione con caratteristiche eversive, ma come un' "etichetta" utilizzata da persone che a suo nome rivendicavano fatti gia' accaduti senza pero' offrire alcuna prova di avervi partecipato, o profferivano insulse minacce, dando sfogo alla propria mitomania o ad intenti di sciacallaggio".
"Non e' facile sintetizzare in poche parole le sofferenze, le umiliazioni, il disastro morale, esistenziale e affettivo accumulati durante questi lunghi e tormentati anni. Della mia esistenza e della mia salute e' stato letteralmente fatto scempio". Per Carmelo Scalone, l' ex operatore penitenziario siciliano accusato di essere uno dei telefonisti della Falange Armata, il risarcimento deciso dalla corte di appello di Roma per ingiusta detenzione non potra' cancellare mai l' esperienza di questi anni.
"E' stato sconvolto e distrutto il normale corso della mia vita familiare - ha detto Scalone, che oggi esercita la mansione di educatore nel centro servizi sociali di Messina - non parliamo poi del mio lavoro e del mio onore. Il tutto, ed e' la cosa che mi rattrista di piu', nel silenzio e nell' indifferenza generale. Io sono abbandonato da tutti, marchiato a vista, vivo da anni in uno stato di completa solitudine. Quando fui arrestato ci furono titoloni sui giornali, tutti si occupavano di me. Dopo la mia assoluzione neanche un trafiletto, forse e' proprio questa la cosa piu' desolante".
Una sigla davvero misteriosa in odore di servizi.
Alcune angenzie:
16 aprile 2003 - INVENTO' COMPLOTTO DI FALANGE ARMATA, CONDANNATO A 9 ANNI
ANSA:
Si invento' l' esistenza di un complotto della 'Falange Armata' contro lo Stato italiano al solo scopo di vendere false informazioni alla Guardia di Finanza: con questa accusa Cosimo Zaccaro, 48 anni, e' stato condannato stamattina dal tribunale di Torino a nove anni di carcere.
L' uomo, arrestato nel dicembre del 1998, era un confidente di una unita' speciale delle Fiamme Gialle, e nel perseguire il suo obiettivo, come ha ricostruito il pm Marcello Tatangelo, architetto' una manovra in grande stile: spedi' un fax all' utenza del capo della polizia con l' intimazione a pagare un miliardo di lire (minacciando, in caso contrario, si scatenare una campagna terroristica senza precedenti), orchestro' un finto attentato dinamitardo al Palazzo di Giustizia di Milano e chiamo' in causa il parlamentare Mario Borghezio (che risulto' completamente estraneo). Il tutto per fornire delle "dritte" ai finanzieri che erano in contatto con lui, e che gli versavano il relativo compenso.
Detenuto nel carcere milanese di Opera, Zaccaro e' riuscito a rallentare il ritmo del processo revocando il mandato ai suoi avvocati, invocando (primo caso in Italia in ordine cronologico) il legittimo sospetto in base alla legge Cirami e ricusando il giudice Elena Massucco, con un' istanza che la Corte d' Appello ha giudicato inammissibile nella giornata di ieri. Nella sua richiesta di trasferimento della causa per "legitima suspicione" l' imputato - secondo quanto si e' appreso - sosteneva di essere vittima di un complotto, sottolineando, per accreditarsi, di essere a conoscenza di notizie utili sugli ultimi omicidi delle Brigate Rosse e di poter dare dei consigli su come catturare boss mafiosi latitanti. La Corte di Cassazionenon ha accolto la sua domanda.
I due '007' della Guardia di Finanza che raccoglievano le sue false informazioni si sono costituiti parte civile, e hanno ottenuto il diritto ad essere risarciti.
6 maggio 2003 - FALANGE ARMATA: ACCUSATO DI ESSERE TELEFONISTA, RISARCITO
ANSA:
Sei mesi trascorsi in carcere, nove anni al centro di indagini, una carriera professionale stroncata, un rapporto familiare compromesso. Dopo aver ottenuto in via definitiva l'assoluzione dall'accusa di essere uno dei telefonisti della Falange Armata, l'operatore penitenziario Carmelo Scalone ha saldato il conto anche per l'ingiusta detenzione: 35 mila euro di risarcimento.
A disporre la condanna del ministero dell'Economia e delle Finanze a corrispondere a Scalone la somma a titolo di riparazione e' stata la quarta sezione penale della corte di appello di Roma, presieduta da Enzo Rivellese.
Ritenuto uno dei telefonisti della 'Falange Armata', Scalone, 66 anni, fu arrestato nel 1993 a Taormina, dove risiede, con le accuse di associazione per delinquere finalizzata all'eversione di minacce, e torno' in liberta' dopo sei mesi. Il procedimento in cui era coinvolto l'operatore penitenziario si riferiva al periodo compreso tra il 1990 e il 1993, quando la Falange Armata rivendico' numerosi attentati e rivolse minacce, tra gli altri, all'allora Presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro, a Silvio Berlusconi, a giornalisti e imprenditori.
Ad inchiodare l'operatore penitenziario, per i giudici di primo grado, fu l'identificazione del suo numero telefonico dal quale risultavano essere partite delle chiamate a nome della 'Falange'. Il 17 marzo '99 Scalone, assistito dagli avvocati Fiamma Crimisi e Francesco Greco, fu condannato a tre anni di reclusione. Sentenza riformata in appello due anni dopo, quando l'imputato venne riconosciuto estraneo ai fatti sulla base di una nuova perizia, e confermata dalla Cassazione nel luglio 2002.
Non solo, la corte di appello che assolse Scalone affermo' anche che "stando agli atti del procedimento, la Falange Armata appare non un'organizzazione con caratteristiche eversive, ma come un' "etichetta" utilizzata da persone che a suo nome rivendicavano fatti gia' accaduti senza pero' offrire alcuna prova di avervi partecipato, o profferivano insulse minacce, dando sfogo alla propria mitomania o ad intenti di sciacallaggio".
"Non e' facile sintetizzare in poche parole le sofferenze, le umiliazioni, il disastro morale, esistenziale e affettivo accumulati durante questi lunghi e tormentati anni. Della mia esistenza e della mia salute e' stato letteralmente fatto scempio". Per Carmelo Scalone, l' ex operatore penitenziario siciliano accusato di essere uno dei telefonisti della Falange Armata, il risarcimento deciso dalla corte di appello di Roma per ingiusta detenzione non potra' cancellare mai l' esperienza di questi anni.
"E' stato sconvolto e distrutto il normale corso della mia vita familiare - ha detto Scalone, che oggi esercita la mansione di educatore nel centro servizi sociali di Messina - non parliamo poi del mio lavoro e del mio onore. Il tutto, ed e' la cosa che mi rattrista di piu', nel silenzio e nell' indifferenza generale. Io sono abbandonato da tutti, marchiato a vista, vivo da anni in uno stato di completa solitudine. Quando fui arrestato ci furono titoloni sui giornali, tutti si occupavano di me. Dopo la mia assoluzione neanche un trafiletto, forse e' proprio questa la cosa piu' desolante".