Da La Repubblica del 07/05/2005
Originale su http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/cronaca/pelosi/pelosi/pelosi.html
L'uomo condannato per il delitto rievoca, stasera su Raitre, quella tragica notte di trent'anni fa all'Idroscalo di Ostia
Pasolini, rivelazione di Pelosi: "Non sono stato io a ucciderlo"
"Pino la rana" riapre il caso: altri tre ragazzi lo massacrarono
di Giovanni Maria Bellu
Articolo presente nelle categorie:
ROMA - Trent'anni dopo Pino Pelosi, noto come "la rana", il ragazzo di vita che uccise Pasolini, cambia versione. "Non sono stato io l'assassino", dice a Franca Leosini che lo intervista per "Le ombre del giallo" (il programma sarà trasmesso su Rai 3 stasera alle 23,20) e accusa tre sconosciuti, tre giovani che parlavano "con un accento del Sud". Furono quei tre, la notte del 2 novembre del 1975, a pestare a sangue, in un piazzale sterrato dell'Idroscalo di Roma, lo scrittore, il regista, il poeta, il più coraggioso e anticonformista degli intellettuali italiani.
E' una "notitia criminis" che, con tutta probabilità, determinerà l'apertura di un nuovo fascicolo. E', soprattutto, la conferma di quanto in molti hanno sempre pensato e sostenuto. Nel processo di primo grado, lo stesso tribunale dei minori che condannò Pelosi per omicidio "in concorso con ignoti". Poi la sentenza d'appello individuò in "Pino la rana" l'unico responsabile. Ma i dubbi restarono. Non sembrava possibile che quel ragazzo di 17 anni avesse potuto compiere da solo un omicidio così feroce.
Ma Pino Pelosi, nella sua nuova versione, non si limita ad accusare i tre sconosciuti. Descrive un vero e proprio agguato che aveva come obiettivo Pier Paolo Pasolini in quanto intellettuale, in quanto "sporco comunista". E' quanto gridavano i tre mentre pestavano selvaggiamente l'autore de "I ragazzi di vita". Gridavano: "sporco comunista", "fetuso", pezzo di merda".
Poi andarono via, in macchina, e "Pino la rana" rimase solo. Da questo momento in poi il nuovo racconto coincide con quello conosciuto da tempo. Disperato e impaurito, Pelosi salì sulla macchina, la mise in moto, inavvertitamente passò sopra il corpo di Pasolini agonizzante determinandone la morte.
Identica anche la prima parte della storia. E cioè l'incontro tra il ragazzo di vita e lo scrittore nei pressi della stazione Termini di Roma, la sosta in pizzeria, il viaggio sino all'Idroscalo, quel rapporto sessuale consumato velocemente in macchina.
Ma non c'è più la lite, non c'è più "Pino la rana" che, da solo, colpisce Pasolini. In quel momento compaiono i tre misteriosi individui. Sbucano dal buio. Uno dei tre immobilizza Pelosi, gli ordina di non muoversi. Gli altri due estraggono lo scrittore dalla macchina e lo picchiano con violenza bestiale.
Nello studio televisivo, durante la registrazione della puntata, erano presenti gli avvocati Guido Calvi e Nino Marazzita, all'epoca giovani penalisti e difensori di parte civile dei familiari dello scrittore. La confessione di Pelosi è stata una sorpresa anche per loro. Sono rimasti di stucco. Soddisfazione, certo, perché fin da allora avevano sostenuto che Pelosi non poteva aver agito da solo, ma anche amarezza. "E' un'amara constatazione - ha detto Marazzita - poter dire oggi: avevamo ragione". E Calvi: "Pelosi ha ricostruito i fatti esattamente come li illustrai nella memoria conclusiva che poi fu recepita dal tribunale dei monomeri di Roma". Tra gli ospiti della puntata di "Ombre del giallo" ci sarà anche Carlo Alfredo Moro, autore di quella sentenza.
Non ci sono più molti di quelli che nel 1975 sostennero che Pasolini era rimasto vittima di un agguato. E che, come tanti altri in quegli anni, furono accusati di voler ad ogni costo vedere il complotto per negare la banalissima realtà di un omicidio maturato nel mondo degli omosessuali. Non c'è più Alberto Moravia, né Laura Betti.
Sostennero che "Pino la rana" non era stato che uno strumento di un piano criminale per eliminare un intellettuale scomodo. E' quanto ha detto Pino Pelosi, pur presentandosi come strumento inconsapevole. Non conosceva gli autori dell'aggressione, non sapeva che erano là. Li vide per la prima volta quella sera. Lo minacciarono di fare del male alla sua famiglia se avesse parlato. E lui, semplicemente, si adeguò. Oggi può dirla tutta, ha sostenuto, perché entrambi i suoi genitori sono morti.
E' un uomo di 47 anni che vive d'espedienti alla periferia di Roma. E' entrato e uscito dal carcere più volte. Franca Leosini, che lo intervistò nel 1994 per "Storie maledette," è convinta della sincerità del nuovo racconto: "La conferma viene dagli atti del processo. Solo adesso molte incongruenze, molte assurdità, trovano spiegazione. Credo che Pelosi con queste ultime dichiarazioni abbia veramente riscritto una pagina fondamentale di questo mistero".
E' una "notitia criminis" che, con tutta probabilità, determinerà l'apertura di un nuovo fascicolo. E', soprattutto, la conferma di quanto in molti hanno sempre pensato e sostenuto. Nel processo di primo grado, lo stesso tribunale dei minori che condannò Pelosi per omicidio "in concorso con ignoti". Poi la sentenza d'appello individuò in "Pino la rana" l'unico responsabile. Ma i dubbi restarono. Non sembrava possibile che quel ragazzo di 17 anni avesse potuto compiere da solo un omicidio così feroce.
Ma Pino Pelosi, nella sua nuova versione, non si limita ad accusare i tre sconosciuti. Descrive un vero e proprio agguato che aveva come obiettivo Pier Paolo Pasolini in quanto intellettuale, in quanto "sporco comunista". E' quanto gridavano i tre mentre pestavano selvaggiamente l'autore de "I ragazzi di vita". Gridavano: "sporco comunista", "fetuso", pezzo di merda".
Poi andarono via, in macchina, e "Pino la rana" rimase solo. Da questo momento in poi il nuovo racconto coincide con quello conosciuto da tempo. Disperato e impaurito, Pelosi salì sulla macchina, la mise in moto, inavvertitamente passò sopra il corpo di Pasolini agonizzante determinandone la morte.
Identica anche la prima parte della storia. E cioè l'incontro tra il ragazzo di vita e lo scrittore nei pressi della stazione Termini di Roma, la sosta in pizzeria, il viaggio sino all'Idroscalo, quel rapporto sessuale consumato velocemente in macchina.
Ma non c'è più la lite, non c'è più "Pino la rana" che, da solo, colpisce Pasolini. In quel momento compaiono i tre misteriosi individui. Sbucano dal buio. Uno dei tre immobilizza Pelosi, gli ordina di non muoversi. Gli altri due estraggono lo scrittore dalla macchina e lo picchiano con violenza bestiale.
Nello studio televisivo, durante la registrazione della puntata, erano presenti gli avvocati Guido Calvi e Nino Marazzita, all'epoca giovani penalisti e difensori di parte civile dei familiari dello scrittore. La confessione di Pelosi è stata una sorpresa anche per loro. Sono rimasti di stucco. Soddisfazione, certo, perché fin da allora avevano sostenuto che Pelosi non poteva aver agito da solo, ma anche amarezza. "E' un'amara constatazione - ha detto Marazzita - poter dire oggi: avevamo ragione". E Calvi: "Pelosi ha ricostruito i fatti esattamente come li illustrai nella memoria conclusiva che poi fu recepita dal tribunale dei monomeri di Roma". Tra gli ospiti della puntata di "Ombre del giallo" ci sarà anche Carlo Alfredo Moro, autore di quella sentenza.
Non ci sono più molti di quelli che nel 1975 sostennero che Pasolini era rimasto vittima di un agguato. E che, come tanti altri in quegli anni, furono accusati di voler ad ogni costo vedere il complotto per negare la banalissima realtà di un omicidio maturato nel mondo degli omosessuali. Non c'è più Alberto Moravia, né Laura Betti.
Sostennero che "Pino la rana" non era stato che uno strumento di un piano criminale per eliminare un intellettuale scomodo. E' quanto ha detto Pino Pelosi, pur presentandosi come strumento inconsapevole. Non conosceva gli autori dell'aggressione, non sapeva che erano là. Li vide per la prima volta quella sera. Lo minacciarono di fare del male alla sua famiglia se avesse parlato. E lui, semplicemente, si adeguò. Oggi può dirla tutta, ha sostenuto, perché entrambi i suoi genitori sono morti.
E' un uomo di 47 anni che vive d'espedienti alla periferia di Roma. E' entrato e uscito dal carcere più volte. Franca Leosini, che lo intervistò nel 1994 per "Storie maledette," è convinta della sincerità del nuovo racconto: "La conferma viene dagli atti del processo. Solo adesso molte incongruenze, molte assurdità, trovano spiegazione. Credo che Pelosi con queste ultime dichiarazioni abbia veramente riscritto una pagina fondamentale di questo mistero".
Altri articoli in archivio
di AA.VV. su Le Nouvel Observateur del 02/11/2005
|
di Riccardo Bagnato su Vita No Profit del 31/10/2005
|
di Benedetto Cataldi su BBC News del 10/05/2005
|
I giudici non credono alle rivelazioni di Pelosi
Pasolini, la procura dice no alla riapertura dell'inchiesta I legali della famiglia: obbligatorio intervenire di Elsa Vinci su La Repubblica del 08/05/2005
|
In aula magistrati che erano ragazzi al tempo dell´attentato. Per un processo logorato dal tempo
I 35 anni del processo dalle nebbie alle prove di Giovanni Maria Bellu su La Repubblica del 29/04/2005
|
di Adriano Sofri su Corriere della Sera del 03/11/2000
|
di Giorgio Galli su La Repubblica del 28/03/1978
|
di Oriana Fallaci su L'Espresso del 14/11/1975
|
La storia e la personalità di Pier Paolo Pasolini raccontate da Giovanni Testori
A rischio della vita di Giovanni Testori su L'Espresso del 09/11/1975
|
La storia e la personalità di Pier Paolo Pasolini raccontate da Umberto Eco
Perché non sempre eravamo d'accordo di Umberto Eco su L'Espresso del 09/11/1975
|
La storia e la personalità di Pier Paolo Pasolini raccontate da Alberto Moravia
Ma che cosa aveva in mente? di Alberto Moravia su L'Espresso del 09/11/1975
|
La storia e la personalità di Pier Paolo Pasolini raccontate da Cristina Mariotti
In quel mucchietto di stracci insanguinati di Cristina Mariotti su L'Espresso del 09/11/1975
|
di Valerio Riva su L'Espresso del 09/11/1975
|
Documenti
|
Il processo a Pino Pelosi per l'assassinio di Pier Paolo Pasolini
Cronologia degli eventi processuali |
|
Il processo a Pino Pelosi per l'assassinio di Pier Paolo Pasolini
01. Interrogatorio dell'imputato Pino Pelosi |
Libri consigliati
di AA.VV. edito da Kaos Edizioni, 1992
|
di AA.VV. edito da Garzanti Libri, 1977
|
di Annamaria Guadagni edito da L'Unità, 1994
|
Citazioni
Pier Paolo Pasolini
"Non vi è dubbio che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte su cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere. Il fascismo, voglio ripeterlo,non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e d'informazione, non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre".
|
Pier Paolo Pasolini
"Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli optare per l’azione e l’utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo."
Saggi sulla politica e sulla società |
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Pasquale Colizzi su L'Unità del 10/11/2005
di AA.VV. su Le Nouvel Observateur del 02/11/2005
di Riccardo Bagnato su Vita No Profit del 31/10/2005
News in archivio
RETROSCENA Mentre viene riproposta l’edizione «purgata»
Così Pasolini censurò i suoi Ragazzi di vita
Ecco i passi scabrosi del romanzo che Garzanti chiese di cancellare
Così Pasolini censurò i suoi Ragazzi di vita
Ecco i passi scabrosi del romanzo che Garzanti chiese di cancellare
su Corriere della Sera del 22/01/2006
La morte di Pasolini nel filmato del ’75: un documento per riaprire il caso?
Proiettata la controinchiesta di Citti sull'omicidio Pasolini
Proiettata la controinchiesta di Citti sull'omicidio Pasolini
su Corriere della Sera del 18/01/2006
su Ansa del 25/11/2005