Il caso Sindona
Di Daniele Biacchessi
Documento aggiornato al 24/02/2006
Il 20 marzo 1986 é una giornata come altre nel carcere speciale di Voghera. Il finanziere Michele Sindona si é appena svegliato. E' stradiato ancora nel letto della cella. Gli agenti di custodia aprono il portellone. Una, due, tre mandate. Ecco, ora entrano e consegnano la colazione al banchiere siciliano. Il caffé é servito dentro una tazzina. Sindona si siede, apre il contenitore in acciaio e beve tutto di un fiato. Sono le 8,30.
Un istante non di più. Michele Sindona cade e grida a gran voce "Mi hanno avvelenato...mi hanno avvelenato". Gli agenti di custodia corrono nella cella. Sindona é riverso sulla sua branda. Morirà il 22 marzo 1986, dopo 56 ore di agonia.
Nella tazzina di carta che contiene il caffè, i periti troveranno tracce di cianuro, un veleno dalle caratteristiche asfissianti perché blocca l'afflusso di ossigeno al cervello. Ma come é potuto giungere il veleno fin dentro la cella di Michele Sindona?
Nella cella del supercarcere di Voghera, Sindona vive in assoluto isolamento, guardato a vista - giorno e notte - da 15 secondini. Nessuno di loro può sapere la sua missione. Lo prevede il rigido regolamento del penitenziario . La consegna dei pasti, colazione compresa, avviene seguendo un rituale complesso. Solo poche persone, tutte identificabili, possono maneggiare le vivande che giungono in contenitori di acciaio, chiusi da un lucchetto. Ma chi é Michele Sindona?
Michele Sindona nega tutto. Mai compiuto illeciti, ne é convinto il finanziere
Sindona sa che Giorgio Ambrosoli é un uomo che non si arrende facilmente. Vuole andare avanti fino in fondo, le prove sui suoi malaffari le ha già trovate davvero. Un crack finanziario impressionante, soldi provenienti dalla mafia politica. Per questo Sindona lo vuole morto. I suoi sicari, per giorni parleranno al telefono con Ambrosoli. Prima invieranno minacce più generali nei giorni che precedono l'uccisione dell'avvocato...
Alla fine i killer di Michele Sindona entreranno nei particolari e lo minacceranno in modo assai più pesante
In molti sostengono la colpevolezza di Sindona nell'omicidio Ambrosoli ma lui nega sempre davanti alle telecamere
Gli affari di Michele Sindona si intrecciano con quelli occulti del venerabile della Loggia Massonica p2 Licio Gelli. Del resto alla loggia coperta, oltre a politici, faccendieri, uomini posti ai vertici degli apparati dello Stato é iscritto da tempo. Licio Gelli ricorda così michele Sindona
Solo due giorni prima di bere la tazzina di caffé avvelenato viene condannato all'ergastolo dalla Corte di Assise di Milano per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli ma lui si sente ancora potente e al collega della Rai Antonio Di Bella rilascia questa dichiarazione mentre attende la sentenza
Il 23 luglio 1987 la magistratura di Pavia archivierà la morte di Sindona con questa motivazione:il banchiere uccidendosi aveva attuato una sorta di messinscena, quasi una vendetta postuma contro coloro che, dopo averne avuto ampi favori, lo avevano abbandonato al suo destino giudiziario. Suicidio oppure omicidio? Il mistero non é ancora stato irrisolto.
Un istante non di più. Michele Sindona cade e grida a gran voce "Mi hanno avvelenato...mi hanno avvelenato". Gli agenti di custodia corrono nella cella. Sindona é riverso sulla sua branda. Morirà il 22 marzo 1986, dopo 56 ore di agonia.
Nella tazzina di carta che contiene il caffè, i periti troveranno tracce di cianuro, un veleno dalle caratteristiche asfissianti perché blocca l'afflusso di ossigeno al cervello. Ma come é potuto giungere il veleno fin dentro la cella di Michele Sindona?
Nella cella del supercarcere di Voghera, Sindona vive in assoluto isolamento, guardato a vista - giorno e notte - da 15 secondini. Nessuno di loro può sapere la sua missione. Lo prevede il rigido regolamento del penitenziario . La consegna dei pasti, colazione compresa, avviene seguendo un rituale complesso. Solo poche persone, tutte identificabili, possono maneggiare le vivande che giungono in contenitori di acciaio, chiusi da un lucchetto. Ma chi é Michele Sindona?
Michele Sindona nega tutto. Mai compiuto illeciti, ne é convinto il finanziere
Sindona sa che Giorgio Ambrosoli é un uomo che non si arrende facilmente. Vuole andare avanti fino in fondo, le prove sui suoi malaffari le ha già trovate davvero. Un crack finanziario impressionante, soldi provenienti dalla mafia politica. Per questo Sindona lo vuole morto. I suoi sicari, per giorni parleranno al telefono con Ambrosoli. Prima invieranno minacce più generali nei giorni che precedono l'uccisione dell'avvocato...
Alla fine i killer di Michele Sindona entreranno nei particolari e lo minacceranno in modo assai più pesante
In molti sostengono la colpevolezza di Sindona nell'omicidio Ambrosoli ma lui nega sempre davanti alle telecamere
Gli affari di Michele Sindona si intrecciano con quelli occulti del venerabile della Loggia Massonica p2 Licio Gelli. Del resto alla loggia coperta, oltre a politici, faccendieri, uomini posti ai vertici degli apparati dello Stato é iscritto da tempo. Licio Gelli ricorda così michele Sindona
Solo due giorni prima di bere la tazzina di caffé avvelenato viene condannato all'ergastolo dalla Corte di Assise di Milano per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli ma lui si sente ancora potente e al collega della Rai Antonio Di Bella rilascia questa dichiarazione mentre attende la sentenza
Il 23 luglio 1987 la magistratura di Pavia archivierà la morte di Sindona con questa motivazione:il banchiere uccidendosi aveva attuato una sorta di messinscena, quasi una vendetta postuma contro coloro che, dopo averne avuto ampi favori, lo avevano abbandonato al suo destino giudiziario. Suicidio oppure omicidio? Il mistero non é ancora stato irrisolto.
Articoli
di Giorgio Bocca su La Repubblica del 26/08/2005
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di Corrado Stajano su Corriere della Sera del 08/07/1999
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di Monica Zappelli su I siciliani nuovi del 01/04/1995
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Documenti
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"È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico"
02. La lettera di Ambrosoli alla moglie |
Libri consigliati
di Renzo Agasso edito da San Paolo Edizioni, 2005
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di Corrado Stajano edito da Einaudi, 1991
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