Esilio e castigo. Retroscena di un'estradizione

Edito da Città del Sole Edizioni, 2005
238 pagine, € 15,00
ISBN 8882922898

di Paolo Persichetti

Quarta di copertina

Scritto in prigione e pubblicato per la prima volta in Francia, questo libro è la rappresentazione fedele di un caso di ingiustizia esemplare e costituisce uno stimolo efficace per la ripresa del dibattito sugli avvenimenti di quegli anni cruciali, al di là delle sciocchezze reticenti e delle turpitudini interessate che la vulgata ufficiale continua ad accreditare. Detenuto nel carcere di Viterbo, l'autore sviluppa qui una critica rabbiosa della procedura penale, di cui è divenuto ostaggio. Attraverso l'analisi della "democrazia giudiziaria" e della "giurisdizziazione" dello spazio pubblico, Paolo Persichetti presenta una riflessione incalzante su problemi non risolti della società italiana, risalenti agli anni '70, e che ave­vano già allora disvelato la natura classista e persecutoria delle istituzioni e le gravi responsabilità di una certa "sinistra". La requisitoria dell'autore è di un'attualità scottante, in un'epoca in cui lo stato d'eccezione tende a imporsi nello spazio giudiziario europeo e, più in generale, a livello internazionale.

"La cella addosso a Paolo Persichetti è saldata con la fiamma fredda del rancore. Prima il raggiro, la truffa di una finta accusa per poterlo estradare, e la complicità dei fimzionari che si sono prestati a trafugare un corpo in libertà per consegnarlo ai carcerieri. Poi la penitenza di sconta­re pene per le rivolte politiche del 1900 [...]. Rancori: in Italia non si perdona l'azione di chi andò allo sbaraglio senza alcun tornaconto personale. Chiamano volentieri terrorismo qua­lunque azione non abbia un riscontro economico. Da noi si perdona tutto, purché commesso per arricchimento [...]. Incomprensibile e perciò imper­donabile è la generazione politica della quale Paolo Persichetti è stato uno degli ultimi iscritti, il più giovane dei noialtri di allora".
Erri De Luca

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